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 IO TI LICENZIO   
Oramai da alcuni anni, con sempre maggiore frequenza, in ferrovia, si ricorre al licenziamento per punire un dipendente che è venuto meno a un obbligo contrattuale. Vera o presunta che sia la mancanza da parte del dipendente,  che magari poteva essere punito con qualche giorno di sospensione, viene direttamente  licenziato. Qui ci interessa poco entrare nello specifico di questo o quel Licenziamento. Quello che invece ci preme è capire perché si licenzia con tanta nonchalance, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Perché quel o quei dirigenti preposti ad esaminare quella che viene ritenuta -a torto o ragione- una grave manchevolezza da parte del dipendente e magari per la quale è contrattualmente prevista una punizione che si concretizza in qualche giorno sospensione dal servizio, viene punita col licenziamento. Siamo sempre più convinti che la mancata o inadeguata reazione di fronte a questi continui soprusi, abbia ingenerato nella dirigenza aziendale la convinzione che i lavoratori siano oramai piegati, sottomessi incapaci a reagire. Abbiamo notato che quasi sempre intorno al lavoratore colpito, prima di palesare la decisione di licenziarlo, si cerca di “fare il vuoto”, di denigrarlo, di farlo apparire come colpevole facendo trapelare episodi che possano avvalorare quanto gli viene contestato. Tutto ciò ha come scopo quello di creare la convinzione tra i lavoratori che questo comportamento aziendale sia giusto e giustificato. Manca una seria e puntuale controinformazione, una contestazione delle falsità che vengono fatte circolare tra i compagni di lavoro di colui che senza interesse, volontarietà o negligenza di comodo… abbia commesso un’infrazione. I lavoratori disorientati e disorganizzati non riescono a contrapporre alcuna azione volta a difendere un compagno di lavoro ingiustamente punito e gravemente umiliato al quale,  privato del salario, gli viene spesso tolta quell’unica fonte di sostentamento per lui e per la sua famiglia. Spesso oramai i lavoratori, sembra preferiscano “voltarsi dall’altra parte” e pensare..., sperare..., di non trovarsi mai in una simile situazione. Ad essi vogliamo ricordare un sermone del Teologo Tedesco Martin Niemöller che recita così: << Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare». È giunto il momento di rialzare la testa e quando a qualcuno di Noi gli diranno: IO TI LICENZIO, TUTTI INSIEME RISPONDIAMO:
    E NOI SCIOPERIAMO      
Comunicati sui Licenziamenti (2022/2023)
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